I primi studi sull’esistenza di una correlazione tra cibo e benessere psicologico furono condotti nel 700, con il passare degli anni moltissimi studi hanno confermato la stretta connessione tra lo stato psicofisico di una persona e ciò che sceglie come pietanza nel piatto.
Spesso ci si concentra solamente sulle proprietà nutrizionali degli alimenti e sull’effetto che essi hanno sull’organismo trascurando il fatto che ciò che mangiamo nutre anche la nostra psiche. Il cibo non ci nutre solo a livello fisico, ma contribuisce anche alla costruzione della parte emotiva. Non conta solo ciò che mangiamo, conta anche il come e il quando.
Come tutti gli esseri viventi mangiamo per sopravvivere, ma leghiamo al cibo tante altre cose. Significati, contesti, abitudini, emozioni vanno a formare la nostra esperienza ed il nostro rapporto con il cibo.
Molti studi scientifici mostrano i legami tra il cibo e la psicologia e dimostrano come gli alimenti agiscano sulla biochimica cerebrale. E’ stato dimostrato, attraverso diverse ricerche scientifiche, che l’intestino è il nostro secondo cervello ed è proprio quest’ultimo a mandarci informazioni e stimoli che impattano sul nostro umore.
Il cibo infatti coinvolge due grandi apparati, quello digestivo e quello nervoso, ed è proprio questo che genera la forte relazione tra cibo e psicologia. Tutto nasce dall’attivazione dei nostri sensi, le informazioni sensoriali vengono elaborate e raggiungono la corteccia cerebrale. Tali informazioni attivano i circuiti della memoria e della ricompensa legati al cibo.
Una volta compresa l’esistenza della relazione reciproca tra cibo e psiche la domanda che ci si pone è quali siano i fattori che influenzano la nostra esperienza alimentare. Il ruolo del cibo nella vita dell’essere umano sì è profondamente modificato nel corso dei secoli, se prima il cibo doveva essere procacciato ora è facilmente disponibile, il funzionamento del nostro cervello non è più adattativo: il cibo viene visto come un’opportunità che non può essere persa, abbiamo sviluppato un fenomeno chiamato “voracità opportunistica”.
Come dicevamo il cibo influenza la mente, ma anche la mente influenza la scelta del cibo, due categorie di fattori determinano tale scelta: i fattori cognitivi ed i fattori motivazionali.
Un individuo non sceglie il cibo pensando esclusivamente al nutrimento dell’organismo, ma anche al significato personale e culturale ad esso attribuito. Il nostro cervello funziona per meccanismi e alcuni di questi rientrano direttamente nel sistema cibo e psicologia. Sono meccanismi comuni a tutti gli esseri umani e sono meccanismi che possono innescarsi in ognuno di noi. Esiste ad esempio il meccanismo di ricompensa, alcuni alimenti in particolare stimolano questo meccanismo ed è proprio per questo che il soggetto difficilmente riuscirà a resistere alle tentazioni legate a questi alimenti specifici. Questi ultimi sono i cosiddetti “comfort food” consumati spesso per ragioni emotive per compensare frustrazione, tristezza, stanchezza e stress.
Consumiamo cibo anche per assuefazione, continuiamo a mangiare nonostante il senso di sazietà, la pietanza non ci sembrerà meno appetibile nonostante la pienezza e la soddisfazione.
Un altro effetto che sì innesca è “l’effetto buffet”: tendiamo a mangiare molto di più quando ci troviamo di fronte a una grande varietà di cibo a disposizione. Un’offerta apparentemente illimitata sembra sollecitare una “fame infinita”, sì genera un impulso indistinto a riempirsi.
Il rapporto tra cibo e psicologia è indissolubile, mangiamo seguendo dei meccanismi complessi e profondi, radicati nella nostra psiche.
È importantissimo conoscere il nostro rapporto con il cibo, capire come mangiamo ci è utile per approfondire la conoscenza del nostro organismo e delle sue necessità.