Entrata ormai nel linguaggio italiano la parola “team”, significa letteralmente squadra e viene sempre più utilizzata a livello aziendale, ma perchè? Io penso che questa parola significhi qualcosa in più di semplice “squadra”, significhi sentirsi parte integrante di un gruppo di persone che collaborano per raggiungere un obiettivo comune e che sì spalleggiano, guidate da un Team Leader, che non sta lì a comandarle, ma insieme a loro “sì sporca le mani” ed in prima persona sì avvia nella direzione dell’obiettivo.
Mettere su una squadra, non significa solamente reclutare risorse umane a casaccio, ma significa scegliere e selezionare figure complementari, significa optare per persone con capacità eterogenee, in modo da poter fronteggiare ogni situazione, ma al contempo empatiche ed emotivamente capaci di essere omogenee e compatte.
Voi direte “Beh, in teoria è tutto così bello, ma nella pratica?”
Certo nella pratica non è semplice, siamo persone, non robot da programmare, per fortuna aggiungerei, ma ci sono dei principi che personalmente seguo nel momento in cui scelgo risorse da inserire nella mia azienda:
Io stessa, nelle vesti di team leader, consigliata dalla mia responsabile delle risorse umane, eseguo i colloqui, in modo da avere la prima impressione cosiddetta “a pelle” su chi sto per mettere in azienda
Ogni membro del team ha il suo ruolo ben definito ed i propri compiti da eseguire
Nel momento in cui sorgono problematiche organizzative io, senza delegare nessuno, mi occupo di comprendere l’accaduto e di trovare una soluzione insieme a tutte per risolverla al meglio
Quando, invece, sorgono problematiche relazionali all’interno del team non permetto che le risorse coinvolte “sì pestino i piedi”, ma faccio “da arbitro” e cerco, con sguardo assolutamente oggettivo di giudicare la situazione e di risolvere immediatamente il problema con un confronto diretto fra le persone coinvolte
Suggerisco sempre ai membri della mia squadra di includermi nelle problematiche lavorative e di mettermene al corrente, onde evitare che la qualità della collaborazione diminuisca e sì perda anche lo spirito a fare fronte agli obiettivi aziendali
Coinvolgo le mie “compagne di avventure” in attività extralavorative e condivido con loro anche aspetti umani, desidero che non sì sentano come soldatini, ma che sì sentano sempre e comunque persone ed anche io ai loro occhi sia vista come tale
Osservo molto il lavoro del mio gruppo, lascio che i miei pazienti mi diano feedback su di loro, promuovo la meritocrazia e premio sempre lì dove vedo continua dedizione ed impegno
Queste regole mi hanno permesso, negli anni, di mettere su la mia “dream team”, di creare un bel gruppo solido di giovani donne zelanti e sempre stimolate al miglioramento. Certo non è sempre “rose e fiori” come sì dice, ma sono del parere che prima di mettere fuori qualcuno che ho scelto in squadra, ci penso tante volte. Il mio lavoro è molto intenso, i periodi di stress sono quasi una costante e affrontarli richiede avere: le giuste forze fisiche e mentali e soprattutto, come in una grande famiglia, le giuste persone affianco.